sabato 12 agosto 2023

TRENI 3.

 

Treni 3. La via ferrata nella campagna pascoliana

Quali emozioni avrà suscitato il passaggio del treno attraverso le campagne, nel nostro Pascoli? 

Proviamo a dedurlo da questa poesia, dove quella parola così pacata nel suono e nel ritmo, tranquillamente, avverbio riferito alle placide mucche pascolanti, contrasta con quel si difila , indicante lo scorrere luccicante al sole della via ferrata: una strada lunga, di cui non si vede nè indovina la fine e, quindi, come tutto ciò che appare illimitato, ha un'aura di mistero e, sotto alcuni aspetti, anche di minaccia (ne abbiamo parlato più volte). In alto, i  pali segnano con regolare ritmo il percorso della via ferrata; la loro trama non può che ricordarci quest'altro famoso verso tratto da Novembre:

di nere trame segnano il sereno

con gli stessi suoni allitteranti in "r". L'aura di mistero si fa più evidente nei gemiti e negli ululi del lamento che ricorda quello delle donne; e persino i fili di metallo, squillanti e vibranti nell'aria a quando a quando, evocano da vicino un altro suono, altrettanto sottile, metallico, misterioso: quello dei sistri d'argento echeggianti presso invisibili porte che forse non s'aprono più.


La via ferrata (da Myricae)

Tra gli argini su cui mucche tranquillamente

pascono, bruna si difila

la via ferrata che lontano brilla;

e nel cielo di perla dritti, uguali,

con loro trama delle aeree fila

digradano in fuggente ordine i pali.

Qual di gemiti e d’ululi rombando

cresce e dilegua femminil lamento?

I fili di metallo a quando a quando

squillano, immensa arpa sonora, al vento.

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