giovedì 28 settembre 2023

  1. Era la fine degli anni Settanta, e ancora i ragazzi si affollavano in fondo alla scalinata delle Caravelle, luogo che ancora oggi suscita memorie, nei ragazzi/e di un tempo, studenti del Liceo D'Oria. Ogni volta che passo di lì, la memoria corre, ed è difficile non ricordare, non commuoversi. Non so se gli studenti che oggi affollano le aule di quella scuola delle mie prime paure ed emozioni sentano/percepiscano quello che c'è stato, in un passato ormai remoto. Le classi arrivavano alla sezione N, in quarta ginnasio, ossia il primo anno. Per un Classico, oggi è un numero da fantascienza, penso. Alla fine della quarta ginnasio, c'era la scrematura, e le classi arrivavano più o meno alla H. Non dimenticate che, anche lì, vigeva quella gerarchia delle classi, per cui le migliori erano la A e la B. Ciò accadeva negli anni Settanta, ma non credo che molto sia cambiato e, del resto, non mi riguarda. Ma è' più carino ricordare che, in quei tempi, tanti, tantissimi ragazzini affollavano lo spazio di fronte alla scalinata. Tutti gli studenti, tranne i ritardatari recidivi, erano già lì, almeno dalle sette e mezza, quando il cancello e il portone della scuola era chiuso, e nessuna situazione particolare l'avrebbe fatta aprire. I ragazzi erano seduti sulle murette, dove c'era spazio, o chiacchieravano in piedi, a piccoli gruppi. C'erano, naturalmente, anche i fidanzatini un po' in disparte. E si fumava, si fumava. Queste memorie di derivano dall'ascolto di "Compagno di scuola" di Venditti, dove l'ambiente è molto precedente rispetto alle mie personali esperienze di liceale, ma è del tutto simile. Vedevi tanti ragazzi, al suono della prima campana e al contemporaneo aprirsi del grande cancello di ferro nero che portava nel cortile della scuola, salire i larghi gradini di mattoni rossi; si continuava a fare chiasso e a fumare. Abiti, scarpe, montature d'occhiali erano così diverse da quelle degli adulti di allora; i ragazzi di allora li riconosci  in quelli di oggi, nell'affermare la propria individualità, e nell'affrancamento dai genitori e dalla loro volontà. Negli anni '79-'80 la moda per i ragazzi era diversa, ma era pur sempre moda. La libertà non si esprimeva attraverso jeans strappati o piercing, ma piuttosto attraverso la possibilità, nell'area scuola, di fumare quanto ci pareva e piaceva, cosa che da molto tempo non esiste più: in bagno, nei corridoi ed anche in classe, durante l'intervallo. Nella famosa "ora di religione", cantata anche da Venditti (...quando tutto il mondo sembra buono, anche il professore), uscivamo a gara dall'aula, per interminabili soste in bagno, che terminavano con la campanella di fine ora. Nessuno ci fermava ed eravamo molto più liberi di oggi, in determinate situazioni scolastiche. Anche il professore fumava in classe, e a noi sembrava normalissimo. Fumava il prof, fumavamo noi. Eravamo, tuttavia, rispettosi verso il mondo adulto, per una sorta di abitudine e familiarità nei confronti della gerarchia, che comunque si stava sgretolando, anno dopo anno. 

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