venerdì 4 agosto 2023

PASCOLI IN CUCINA 3.

 Pascoli in cucina 3.


 nei Nuovi Poemetti, nella sezione La mietitura, Pascoli ci racconta il lavoro dei contadini, protagonisti e artefici della storia del pane: si parte dal grano, che strepita al vento, con attorno qualche fior rosso, qualche fior celeste, alla mietitura (con molti elementi tratti dalla cultura e dalla sapienza contadina:  espressioni proverbiali, vocaboli specifici di quel mondo e di quel luogo). Gli uccelletti, i figli della lodola, sono in pericolo, nel momento in cui passa la falce: la madre li istruisce (Fermi! Non mostratevi, non fate rumore...la natura vi ha fatti color terra per meglio nascondervi dai predatori). Alla fine, il pane:

Vuo’ lo staccio fino.
Prepareremo il lievito, ch’è quello
25che il nonno in casa ritrovò bambino.

Sia buono il pane, ma non sia men bello:
meglio che il brutto pan di fiore approvo
28un bel colombo fatto di cruschello.

Sia ben levato e pieno come un ovo,
e col suo sale; buono anche da solo.
31Sia questo primo pane di gran nuovo

per te, mia figlia, che mi prendi il volo.


Non ci sfugga l'allusione al cosiddetto lievito madre, che si trasmette da una generazione all'altra, e l'attenzione all'aspetto stesso del pane, pieno, tondeggiante e ben lievitato. E' il pane di Rosa, la ragazza prossima a sposarsi, ossia a prendere il volo. Riguardo questo personaggio, i preparativi per le nozze - in pratica le sue attività di tessitrice, contadina e allevatrice di bachi da seta - sono soffusi di un senso solenne di attesa timorosa, che investe tutta la famiglia, ma in particolare la madre e la sorellina Viola.  La prima notte della sposa emerge a piccoli tratti allusivi attraverso l'immaginazione della sorellina che, ormai sola nel letto troppo grande, è preoccupata, anzi, è atterrita pensando a che cosa verrà fatto alla sua Rosa, andata verso chissà quale martirio, ora sola con lui... Così, Viola trema e si stringe al petto la camicia da notte, pensando alla piaga mortale che segnerà le sue carni bianche, di velluto...


Per quanto riguarda La piada, estrapolo unicamente i versi che si riferiscono a questo alimento. Maria è, naturalmente, la sorella del poeta, il quale collabora girando sul fuoco il disco di pasta: 

pian piano appoggio su due mattoni il nero testo di porosa argilla.
Maria, nel fiore infondi l'acqua e poni il sale (...)

Ma tu, Maria, con le tue mani blande domi la pasta e poi l'allarghi e spiani;
ed ecco è liscia come un foglio, e grande come la luna;
e sulle aperte mani tu me l'arrechi,
e me l'adagi molle sul testo caldo, e quindi t'allontani.
Io, la giro, e le attizzo con le molle il fuoco sotto,
fin che stride invasa dal calor mite, e si rigonfia in bolle:
e l'odore del pane empie la casa.

E nell'ultima strofa, la piadina diviene il pane azzimo che si accompagna con erbe amare: il pane della Pasqua. 
Azimo santo e povero dei mesti agricoltori,
il pane del passaggio tu sei, che s'accompagna all'erbe agresti;

N.B.: La piada e lo staccio si inseriscono in una complessa rete di simboli ed elementi-chiave: il casolare squassato dal vento, i morti, la compassione e la solidarietà, la sacralità del pane e del lavoro umano.

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