domenica 11 giugno 2023

Un libro e i suoi segreti 3

Un fragile frammento di giornale

 Il dolce libro intitolato Dai nostri poeti viventi, pare inesauribile nel donare al lettore commoventi sorprese, come quella che ho scoperto dopo aver sfogliato altre pagine: si tratta di due ritagli di giornale dedicati al poeta Enrico Panzacchi. D'altronde, il titolo stesso del florilegio preannunzia una raccolta di poesie di autori coevi al donatore e alla ragazza che lo ricevette. E' in corrispondenza di due pagine che racchiudono le poesie intitolate Funerali di Nerone e, di tutt'altro argomento, Visita in villa.

Ebbene, Panzacchi mi ha sorpresa con i componimenti qui raccolti; quello intitolato I funerali di Nerone, dove l'immagine del cadavere che attira i corvi è macabra senz'ombra di dubbio, è ambigua riguardo l'immagine che il poeta aveva riguardo Nerone. Lontano dai pregiudizi,  e alessandrino quanto basta per concentrarsi su dettagli inattesi delle esequie, si concentra sulla figura di Atte, amante dell'imperatore, e di due vecchie nutrici: queste donne piangono sulle spoglie del defunto, mentre il popolo festeggia con parole piene d'odio la morte dell'esecrato tiranno. La poesia Visita in villa pare un contrasto tra la percezione del luogo fiorito secondo il poeta - memore, evidentemente, dell'amore passato  - e la prospettiva pratica e utilitaristica dell'ex amante, la quale ragiona da massaia perfetta e parla tranquillamente di quanto le costa, in tasse, quella villa, con le aiuole coltivate ma poco remunetratrici. E i ricordi del passato evocano il vecchio tempo e i vecchi amici, senza alcuna emozione, laddove il poeta cerca invano di risvegliare in lei un'ombra di ciò che erano stati, alludendo a usignoli, a una romanza che era solita interpretare al pianoforte, trascurato ormai danni, e con tasti rotti. Così, il poeta si domanda chi avesse amato, un tempo: era proprio quella, con l'occhio così calmo e riposato, la donna di cui aveva baciato il volto gentilmente obeso?

I ritagli di giornale riportano la notizia della morte di Panzacchi, pertanto il quotidiano risale all'ottobre 1904 (stessa data della dedica sul frontespizio del libro); l'autore dell'articolo è poco propenso a celebrare il poeta, in particolare per le sue posizioni politiche:

Come uomo politico anche fu lontano da noi e non poche cose e non poche manifestazioni gli dovremmo rimproverare.

Gli si rimproverano anche una certa tendenza a scollacciature e irriverenze che in nessun modo possono accettarsi e difendersi.

L'autore dell'articolo deplora, inoltre, l'indifferenza verso la religione, e questo ci fa capire quale fosse la tendenza politica di quel giornale, che era forse Il Secolo XIX, in considerazione che sulla dedica leggiamo: Genova, 11 novembre 1904.

Sul retro del frammento di giornale, un ritratto del Panzacchi, a china, siglato con la lettera G

Un altro frammento riporta una poesia intitolala La neve. Non senza ironia, l'autore mostra di apprezzare il componimento, ma rimarca il proprio giudizio critico: Per una volta tanto, eh? una bella poesia del Panzacchi. 


Non poteva piacere a tutti: politicamente era orientato verso il liberalismo moderato e rigorosamente monarchico, contrario alle idee reazionarie o rivoluzionarie. Tuttavia, come docente universitario e sottosegretario all'Istruzione, si fece portavoce di importanti innovazioni: promosse la scuola laica e chiedeva che i docenti di Lettere insegnassero anche Storia dell'Arte: ciò che a molti non andava a genio (avrebbero dovuto prepararsi, aggiornarsi...insomma, studiare! Dubito che, allora, la maggior parte degli insegnanti avesse idea di quanto ancora avrebbero potuto o dovuto imparare, dubito anche dell'umiltà di molti tra loro).

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