sabato 10 giugno 2023

Baglioni, Leopardi, la "diletta Luna"

 

Come è possibile un collegamento tra questa o altre canzoni degli anni Settanta e la poesia "Alla luna" di Leopardi? Ebbene, non so quanti preferiscano i vecchi e romanticissimi brani di Baglioni (quelli che hanno fatto sognare durante la prima adolescenza le ragazzine di allora) a quelle molto più recenti. Personalmente, poiché apprezzo quella semplicità ed anche ingenuità, con la quale nei primi tempi egli si proponeva, senza dubbio prediligo quelle canzoni. Tra i ricordi, una trasmissione televisiva, in bianco e nero ovviamente, di cui purtroppo non ricordo il titolo, dove si raccontava la storia di un giovanissimo (Baglioni, appunto) con gli incontri, le cotte, le delusioni, il rapporto con gli amici, il militare... il tutto scandito dalle canzoni dell'album "Questo piccolo grande amore". Ero piccola, ma ricordo perfettamente la canzone che mi colpì di più: "Una faccia pulita", che merita l'ascolto, a mio avviso, perché è un piccolo capolavoro. Perché spesso preferiamo quelle canzoni? Perché l'età era piena di sogni e speranze, poi solitamente disattese. Basta una nota ascoltata per caso, e la nostra mente va ad approdare a quei tempi, e ricordiamo, forse, un periodo spensierato e giocoso. Ma era proprio così, quando l'abbiamo vissuto? Per molti lo è stato, ma per molti non lo è stato affatto. Dunque, che cosa accomuna quelle canzoni e i nostri ricordi alla poesia Alla luna? Il fatto che se, noi come Leopardi, rivolgiamo la mente ad un tempo lontano, come dicevo, ne avremo (forse) nostalgia, anche se il periodo non fu affatto felice. Leopardi, mentre guardava alla luna, e con essa dialogava confidenzialmente, la vede un po' velata, come se davanti ad essa trascorressero delle nubi: in realtà sono le lacrime, a velare i suoi occhi. Ebbene, egli ricorda che anche l'anno prima l'amica Luna, interlocutrice privilegiata e compagna della sua solitudine, gli appariva con lo stesso aspetto, perché anche allora i suoi occhi erano pieni di lacrime. Eppure - egli dice - il passato e la memoria esercitano nei giovani un inspiegabile fascino:

Oh come grato occorre (...)il rimembrar delle passate cose

Attraverso la lente del ricordo, della ricordanza, attraverso il noverar le cose ad una ad una illusoriamente il passato appare al poeta più felice del presente, anche se pure allora il volto lunare gli appariva incerto, attraverso le lacrime.

O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri!

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