martedì 27 settembre 2022

 Stupiamoci con Odi e Inni  di Pascoli


Considerando che amo tanto le Myricae , certamente molto conosciute ma che sono un exemplum delle straordinarie innovazioni di Pascoli sul piano linguistico-stilistico, e che pertanto ci regalano continue scoperte, ogni volta che le rileggiamo, ero invece incerta se leggere o meno Odi e Inni, in quanto temevo una sorta di deriva verso tonalità più legate alla tradizione letteraria e al passato. Mi sono fatta coraggio, e ho iniziato la lettura. E' sorprendente, invece, il continuo riflettersi, in questi componimenti, della cronaca del tempo, l'età post-unitaria, la belle époque. Sembrerà strano, ma grazie a Pascoli ho incontrato idealmente la famosa Sissi, o Principessa Elisabetta, che non mi ha mai destato interesse; tuttavia, dopo la lettura di un'ode ispirata a un avvenimento di cronaca, ho voluto conoscere di più sulla vita di  questo personaggio. Il titolo dell'Ode è Nel carcere di Ginevra,  e il protagonista viene nominato solo nell'ultimo verso, dove il poeta si rivolge a  Lucheni, l'assassino dell'infelice principessa. Sorprende lo stile, il mistero sempre presente della vita e del destino di ogni uomo, sempre presente nella produzione pascoliana. Lucheni, come la principessa, era un' infelice: abbandonato piccolissimo dalla madre, che lo aveva partorito in Francia nel 1873, fu portato in Italia, a Parma, nell'ospizio dei trovatelli, dove evidentemente fu maltrattato, come accadeva in tutti i luoghi di questo tipo -penso- soprattutto dove la gestione era affidata alle onnipresenti suore. Fu quindi adottato, trasmigrò infelicemente da una famiglia all'altra; successivamente partì e attraversò diversi Paesi, sino a quando, tornato in Italia, prestò il servizio militare. Nel frattempo, si interessò (superficialmente) all'anarchia, aderendo a questa idea, più per rivalsa verso i benestanti e i ricchi, per vendicare la propria infanzia maltrattata e -dice- quella di tutti i bambini poveri e abbandonati. Desideroso di compiere un'azione crudele e memorabile, con la quale -disse- aveva l'intenzione di punire i ricchi e vendicare  poveri e  sfruttati, nel 1898, lungo una strada di Ginevra che portava al lago, pugnalò una signora vestita a lutto, col viso nascosto da una veletta nera. La uccise, ritenendo che si trattasse di una donna ricca e felice. Sissi, come in seguito scoprì Lucheni, era invece infelicissima e malata, soprattutto dopo la morte del figlio Rodolfo. L'assassino venne incarcerato: le foto lo ritraggono mentre procede trattenuto da due guardie: e Lucheni sorride, di un sorriso strano e forzato.

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