mercoledì 28 settembre 2022

 Porcellini d'India e letteratura

Ho visto più volte  un caro fanciullo, vispo, per dire il vero, più del bisogno, ma che, a tutti i segnali, mostra di voler riuscire un galantuomo; l'ho visto, dico, più volte affaccendato sulla sera a mandare al coperto un suo gregge di porcellini d'India, che aveva lasciati scorrer liberi il giorno, in un giardinetto. Avrebbe voluto fargli andar tutti insieme al covile; ma era fatica buttata: uno si sbandava a destra, e mentre il piccolo pastore correva per cacciarlo nel branco, un altro, due, tre ne uscivano a sinistra, da ogni parte. Dimodoché, dopo essersi un po' impazientito, s'adattava al loro genio, spingeva prima dentro quelli ch'eran più vicini all'uscio, poi andava a prender gli altri, a uno, a due, a tre, come gli riusciva. Un gioco simile ci convien fare co' nostri personaggi: ricoverata Lucia, siam corsi a don Rodrigo; e ora lo dobbiamo abbandonare, per andar dietro a Renzo, che avevam perduto di vista...

(A.Manzoni, I Promessi Sposi, cap. 11)

Fantastici porcellini d'India, fantastico Manzoni...il complesso cap. XI, ricchissimo di passaggi, dialoghi tra personaggi che cambiano di scena in scena, ricco anche di commenti del narratore, ad un certo punto racchiude una perla della nostra letteratura, una rarità: vengono citati i porcellini d'India e il nipote che cerca, alla sera, di radunarli nel loro recinto ma, come ben sa chiunque abbia avuto a che fare -come me- con queste deliziose, indifese e ingenue creature, sono piuttosto veloci in quanto estremamente paurose, e la fuga è la loro unica difesa. Con difficoltà il piccolo futuro galantuomo li raduna, così come per l'autore sono notevoli le difficoltà nel tenere le fila di una narrazione, e lo credo bene, poiché non è semplice riuscire a raccogliere, in una trama articolata, a farsi capire dal lettore.

Ma com'erano questi porcellini? Penso ai porcellini con i quali giocava mio padre, piccoli animali domestici, piccole vittime destinate alla tavola, allora, come attualmente nell'America Latina, dove è una tradizione talmente radicata che sarà dura a morire (eppure è una forma di crudeltà orribile, che riempie di sdegno). Forse come, purtroppo, i coniglietti sono da noi considerati ancora animali da carne (non ci sono parole). i cuy dellì'America Latina sono di dimensioni maggiori rispetto ai nostri. Senz'altro alimentati con tutto ciò che non dobbiamo dare ai nostri amati porcellini, ossia cereali, semi, magari pane...in vista di ucciderli quando raggiungono i tre-quattro mesi, esattamente come i coniglietti qui da noi. E' chiaro che, nelle campagne dei primi decenni del Novecento e naturalmente anche prima, non esisteva quella sensibilità verso gli anbimali e la loro vita; forse per mucche e cavalli, altamente utili, ai quali si finiva per affezionarsi, per cui non pochi sono i contadini che compaiono nella letteratura e che vengono pianti amaramente, alla loro morte. Ce ne sono innumerevoli esempi, ma tanto per citarne uno, cercate l'episodio ne La terra di E.Zola. Penso tuttavia che i bambini soffrissero nel veder ammazzare povere creature a cui si erano affezionati, come piccoli pastorelli, appunto, e che in seguito vi fosse un'assuefazione purtroppo comprensibile.

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